Sta arrivando l’estate…d’inverno
Inverno d’estate.
Stupite
chiome muoiono, rinascono, aspettano silenziosamente le stagioni..
Colori
basiti cambiano, si modificano,
le ombre seguono il sole scalciando foglie di terra battuta.
Tartufi
celati e funghi discosti sotto l’ombre d’egide verdi,
fiori,
petali nell’attesa di aprirsi, steli di cristallo, gocce di brina scivolano,
bagnano la
terra che ritorna il suo profumo; cortecce abrase e trasudanti aspettano venti
caldi che astergono senza seccare.
Lampade a
olio, ciottoli, sassi inumiditi, marciapiedi sconnessi,
arcobaleni,
pozzanghere, panchine e mani al cielo,
sguardo
verso l’onde...tutte diverse.
Mare mosso,
schiuma, spuma, sale, sabbia, conchiglie, legno, granchi senza chele,
a riposo le
poche barche prone: remi conficcati,
scafi abrasi
ma sereni.
La sabbia si
raffredda col sole scendente e soffi d’aria essiccano l’umidità riposta sotto la
pancia.
Confuse
atmosfere cambiano il colore degli occhi, aprono braccia tese verso l’orizzonte
mentre gli
uccelli migrano storditi e sbandati: volano...volano cercando un posto caldo che
non c’è,
lo cercano
ansiosamente per scaldare le ali bagnate e pesanti che affaticano l’aliante.
Lungo il
mare case basse di cortina, strade pulite...senza carte,
tombini
liberi di bere acqua che viene dal cielo.
Con la luce
dell’alba i neon scompaiono diventando semplici ed inutili linee di filo
annodato,
sulle
strisce un cane cambia marciapiede e guarda l’arancio del semaforo lampeggiare
mentre sulla
panchina vicino alla fontana il cieco seduto con le mani sul bastone sente e
annusa l’aria di casa sua…
quella della
primavera che è per lui la vita.
Donne pesate
da buste della spesa camminano come bilance altalenanti, bambini attaccati alla
sottana fischiano per sentirsi grandi.
Sta
arrivando l’estate…d’inverno.
Arriva
l’inverno d’estate.
Il tempo
che non è, passa inesorabile, dilaga su tutto…
…anche sulle
stagioni che cambiano, che sempre stagioni rimangono,
come quelle
dell’esistenza. Cambiano e da sempre son le stesse.
Orazio,
orazione, orientamento, per godere e accettare i giorni delle stagioni, senza
clamore, con tatto, riserbo, discrezione, misuratamente vivere ogni momento.
Ogni
stagione il suo profumo, il suo colore…
...mentre lo
sguardo evade le orbite... da uno scoglio messaggi d’amore.
Gli occhi
come mongolfiere vanno altrove col soffio vitale che porta ove la luce è meno
accecante, dove il corpo galleggia sostenuto dalla mano.
L’abito
delle nuvole cambia per ogni occasione, lasciando di volare ai gabbiani sempre
in scenari diversi.
Sedersi a
ricordare in riva al mare, con la testa all’indietro... lasciandosi cadere,
mentre la
pace inebria le carni, modera gli umori, regola gli istinti e rifonde i cuori.
Le
intuizioni…quante intuizioni.
I
ricordi…quanti ricordi.
Ricordare il
primo amore, il suo profumo le sue parole.
Ricordare
l’amore donato e mai restituito.
Ricordare a
se stessi da dove si viene e quali strade percorrere.
Ricordare
che quei ciottoli portano al mare, ma prima di esso, alle panchine, alle
pozzanghere, agli arcobaleni, che illuminano gli occhi verso l’onde.
L’Amore che
governa è ingovernabile ed il pensiero dei tuoi capelli e del lino che accarezza
la tua pelle mi ricorda di mangiare sillabe correndo dietro l’aquilone che
impazzisce seguendo la scia del tuo odore. Pomidori appesi ad un balcone. Fuori.
Fuori, come
piedi dentro scarpe aperte dall’usura o da sandali per farli respirare.
Piedi,
estremità, estremità del pensiero, che è estremo, toccando le zone più alte di
universi inesplorati e non finiti, indefiniti, infiniti.
Tornare al
mare con le stagioni che...
...Intanto,
sta arrivando l’estate d’inverno e l’inverno d’estate.
Intanto il
sole lacera, ulcera universi senza pelle, senza palle.
Intanto
l’acqua fa sentire la sua potenza.
Intanto il
vento si sbarazza di tutto ciò che è l’esistenza;
invece la
terra reclama la sue essenza, il cielo la sua magnificenza..
Sta arrivando l’estate...d’inverno.
Inverno d’estate.
E’ bello
amare le stagioni, viverle in ogni momento.
E’ bello
amare, vivere ogni momento.
Amare...
...attaccarsi alle lancette girare insieme al vento,
a quello che
ti gonfia il giubbotto,
arrossa il
viso, fredda le mani,
attizza il
fuoco e dà compiacimento.
©2006 by RIVISTA di EQUIPéCO -
CARMINE MARIO MULIERE EDITORE
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